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Ictus: sfida globale e nazionale tra prevenzione, assistenza e consapevolezza

I segnali per riconoscerlo

Ogni anno, l’ictus colpisce circa 15 milioni di persone nel mondo. Di queste, 5 milioni muoiono e altri 5 restano con disabilità permanenti, generando un impatto significativo sulle famiglie e sulle comunità. I sopravvissuti possono affrontare conseguenze gravi come perdita della vista o della parola, paralisi e confusione. Inoltre, chi ha già avuto un ictus presenta un rischio elevato di recidiva.

In occasione della Giornata Mondiale dell’Ictus, che si celebra il 29 ottobre, si evidenzia come l’incidenza della patologia sia in calo nei Paesi ad alto reddito, grazie a una migliore gestione dell’ipertensione e alla riduzione del fumo. Tuttavia, il numero assoluto di casi continua ad aumentare, soprattutto per via dell’invecchiamento della popolazione.

Il quadro italiano: tra miglioramenti e nuove criticità
In Italia, le malattie del sistema circolatorio — che comprendono ictus, patologie ischemiche del cuore e altre malattie cerebrovascolari — rappresentano la principale causa di morte, con il 30,9% dei decessi registrati nel 2022. Le malattie cerebrovascolari da sole costituiscono il 24,6% dei decessi legati al sistema circolatorio.

Negli ultimi trent’anni, il nostro Paese ha registrato una riduzione significativa dei casi e della mortalità per ictus, in linea con la tendenza europea. Tra il 2017 e il 2022, il tasso di mortalità standardizzato per le malattie circolatorie è diminuito del 10,9%, passando da 30,3 a 27,0 decessi ogni 10.000 abitanti. Nello stesso periodo, la mortalità per malattie cerebrovascolari è calata del 14,8%. Dal 1980 al 2022, il calo complessivo è stato del 73,4%, con una riduzione del 75,1% tra gli uomini e del 72,7% tra le donne.

Secondo Luigi Palmieri e Chiara Donfrancesco, ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità, questo miglioramento è stato possibile grazie all’efficacia crescente delle misure di prevenzione e delle terapie, oltre al rafforzamento degli interventi assistenziali e riabilitativi, che hanno contribuito a ridurre la disabilità associata.

I due esperti hanno sottolineato che l’ictus è una patologia tempo-dipendente: quanto più tempestivo è l’intervento, tanto maggiore è la possibilità di recupero. Hanno ribadito l’importanza di riconoscere rapidamente i segnali e di contattare immediatamente i soccorsi, anche in presenza di sintomi lievi, poiché la condizione può evolvere rapidamente.

Sintomi e consapevolezza
I sintomi principali dell’ictus includono: intorpidimento del viso, braccio o gamba (soprattutto su un lato del corpo), difficoltà nel parlare o comprendere, problemi visivi, vertigini, perdita di equilibrio, forte mal di testa senza causa apparente, svenimento o perdita di coscienza.

I ricercatori dell’ISS hanno ricordato che, anche con accesso a cure moderne, il 60% delle persone colpite da ictus muore o rimane disabile. Hanno evidenziato l’importanza di conoscere i segnali d’allarme e di agire prontamente, sottolineando che la prevenzione resta la strategia più efficace.

Stili di vita e fattori di rischio
Tra i principali comportamenti preventivi si segnalano: evitare il fumo, seguire un’alimentazione equilibrata con moderato consumo di sale, e praticare attività fisica regolare. Scelte scorrette possono portare a ipertensione, diabete e iperlipidemia. L’OMS ha stimato che 4 decessi su 10 per ictus potrebbero essere evitati con un controllo adeguato della pressione arteriosa. Inoltre, tra le persone sotto i 65 anni, il 40% dei decessi è legato al fumo. Altri fattori di rischio includono fibrillazione atriale, insufficienza cardiaca e infarto.

Dati recenti e monitoraggio
Secondo i dati preliminari dell’Italian Health Examination Survey (Ita-HES) 2023–2024, condotto dall’ISS, tra i 35 e i 74 anni la pressione arteriosa media è di 135 mmHg negli uomini e 126 mmHg nelle donne. Il 49% degli uomini e il 37% delle donne ha valori elevati o è in trattamento, ma molti non ne sono consapevoli. Il consumo medio di sale è di 9,3 g negli uomini e 7,2 g nelle donne, ben oltre il limite raccomandato dall’OMS (5 g/giorno).

Sul sito del Progetto Cuore sono disponibili strumenti per valutare il rischio cardiovascolare assoluto, utile per stimare la probabilità di eventi come infarto o ictus nei successivi 10 anni.

Infine, Palmieri e Donfrancesco hanno concluso che, in occasione della Giornata Mondiale dell’Ictus, è essenziale investire nella prevenzione e promuovere azioni coordinate lungo tutto il percorso di cura. Hanno evidenziato il ruolo strategico di iniziative come Progetto Cuore e Jacardi, la joint action europea che coinvolge 21 Paesi e 81 partner, nel rafforzare la risposta alle malattie non trasmissibili e garantire equità nell’accesso alla salute.

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